Il decreto salva famiglie

La morsa sugli italiani si fa sempre più pesante: ecco le misure al vaglio del Parlamento per alleggerirla
Nell’Italia da salvare il tassello più importante rimangono le famiglie, sempre più indebitate anche per le spese quotidiane: grazie a un decreto di Dicembre, ora al vaglio del Parlamento, verrà introdotta una figura di conciliazione fra debitori e creditori che dovrebbe aiutare a “spalmare” i debiti su più anni, riducendone il peso sulle spalle degli italiani. Ce lo racconta La Stampa in un articolo a firma Luigi Grassia.
Manovra salva-Italia, fondo salva-Stati e (adesso) anche decreto salva-famiglie. La crisi richiede interventi sui massimi sistemi, però va affrontata anche al livello delle singole persone. Uno dei problemi più pressanti è la crescita incontrollata dei debiti che soffocano le famiglie. E questo non solo nei casi di cicale che vivono al di sopra dei loro mezzi per irresponsabilità, ma anche di famiglie oneste e laboriose, che sotto il peso di redditi in calo e di prezzi, tariffe e rate in crescita, non ce la fanno più e finiscono nel vortice dei pignoramenti, perdono la casa, perdono l’auto, come se fossero finite in mano a strozzini.
Un problema che accomuna famiglie e piccoli imprenditori, la cui soluzione potrebbe essere una spinta alla ripresa dell’economia:
In Italia gli accordi fra debitori e creditori per via giudiziale o stragiudiziale si sono sempre fatti. Ma fino a pochissimo tempo fa non esisteva una specifica legge per agevolare (con sollievo delle famiglie) la ristrutturazione dei debiti dei privati con un’apposita procedura concorsuale, come c’è ad esempio in America. Anzi, peggio: in Italia una procedura del genere non esisteva neanche a tutela delle piccole aziende, che perciò, in caso di difficoltà finanziarie, correvano forti rischi di fallimento, restando tagliate fuori dalla possibilità, che invece il diritto prevede da sempre per le grandi imprese, di proteggere dai creditori le imprese in quanto entità produttive, la cui sopravvivenza può essere nell’interesse della collettività (sia pure non a ogni costo). Per venire incontro a questa esigenza finora insoddisfatta delle famiglie e delle piccole imprese, il decreto legge 22 dicembre 2011 n. 212 («Composizione delle crisi da sovraindebitamento») ha introdotto nuove norme, che sono all’esame del Parlamento per la convalida definitiva. Diciamo subito che i pareri sono divisi: fra le associazioni dei consumatori c’è chi protesta che il concordato per le famiglie abbia poco in comune con quello americano e che risulti (in confronto) oneroso e punitivo.
Vediamo nel dettaglio che cosa dice il decreto:
Il cittadino o la piccola impresa intenzionati ad avviare la nuova procedura di “esdebitazione” (pare proprio che si dica così…) devono presentare la domanda presso il tribunale del luogo di residenza del debitore, allegando (nel caso di un provato cittadino) le dichiarazioni dei redditi degli ultimi 3 anni e gli atti di disposizione del patrimonio degli ultimi 5 (mentre per l’imprenditore servono le scritture contabili degli ultimi 3 esercizi). Se il giudice riscontra l’ammissibilità, concede 120 giorni in cui il patrimonio del debitore viene messo al riparo da azioni esecutive individuali o da sequestri conservativi. In seguito, il giudice si limiterà a omologare l’accordo finale tra debitore e creditore (per esempio: pagamento del 70% dei debiti, anziché il 100%, scadenzato su un maggior numero di anni). Il piano può prevedere una moratoria di un anno per il pagamento dei creditori estranei, «quando il piano è idoneo ad assicurarne il pagamento alla scadenza del nuovo termine e quando la moratoria non riguarda il pagamento dei titolari di crediti non pignorabili». Il ruolo decisivo sarà svolto da nuovi organismi di composizione, che potranno essere enti pubblici o istituiti presso le camere di commercio, o avvocati, commercialisti o notai. Questi professionisti dovranno essere inseriti in un registro e remunerati con indennità stabilite dal ministero della Giustizia. Nella fase transitoria la funzione potrà essere svolta anche dai professionisti abilitati a fare i curatori fallimentari. I mediatori costituiscono la parte qualificante del nuovo concordato ma secondo i critici potrebbero anche dare luogo a problemi.
Nell’infografica ulteriori informazioni sul tema:

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